Da qualche tempo a questa parte il nome di Roberto De Zerbi, attuale tecnico del Sassuolo, viene accostato ai top club italiani. Il mister, che sulla panchina della formazione neroverde sta facendo benissimo, in particolare viene considerato come la prima alternativa a Gennaro Gattuso sulla panchina del Napoli.

Il presidente dei campani, Aurelio De Laurentiis, starebbe facendo una serie di sondaggi per trovare il nome giusto cui affidare la panchina della formazione partenopea. Con De Zerbi, in lizza per il prestigioso ruolo, ci sarebbe anche un altro allenatore emergente come Vincenzo Italiano, ora allo Spezia.

De Zerbi, parlando di futuro, ha chiarito: "Dove mi piacerebbe allenare? I giocatori bravi ci sono dappertutto, poi in base ai giocatori la squadra prende l'indirizzo. Secondo me la grandezza di Guardiola è stato l'adattare la stessa idea in base ai calciatori e in base ai campionati. Io sono andato a Monaco a vederlo. Gli ho chiesto perché metteva più cross rispetto al Barcellona. Mi ha detto con una gran semplicità: 'Qui sono abituati al cross'. Io voglio divertirmi. Poi passi per filosofo ma a me piace divertirmi. L'allenatore è un lavoro talmente stressante, sotto i riflettori, e se uno nemmeno si diverte diventerebbe pesante. Se mi sento pronto per una big? Se ci sono le condizioni e vuol dire giocatori di un certo tipo, avere l'autonomia completa che io voglio avere sì, altrimenti non mi sentirei pronto nemmeno per una squadra di livello inferiore del Sassuolo. Cosa vuol dire essere pronti? Io a 34 anni ho allenato il Foggia e in C non puoi passeggiare. Hai più pressioni a Foggia in C che a Sassuolo in A tra stampa e tifosi. Se fai questo lavoro devi sentirti pronto. Poi devi fare la conta con il materiale che hai a disposizione e le condizioni in cui ti mettono. Ogni tanto l'allenatore deve avere la forza di dire di no, non per paura perché i giocatori sono più importanti nell'andare a prendere il risultato ma non per sminuire la mia figura".

"L'allenatore ti può dare tutto ma poi chi determina e lo dico perché ero un trequartista, determina la scelta, l'intuizione del calciatore, quello che vede lui non lo può vedere l'allenatore, ti può aiutare dalla panchina ma in campo ci va il calciatore. Quando ho iniziato pensavo che l'esperienza non fosse determinante. Alleno da 8 anni, ho quasi 250 panchine nei professionisti e ho 41 anni e l'esperienza ti dà vedere prima quello che succede poi ed è tanto però perdi qualcosa, qualcosa devi lasciare per strada. Io ero più vulcanico prima, un po' sono legato a quel De Zerbi prima maniera, adesso non conto fino a 10 ma fino a 6-7. Prima ero più spontaneo, più diretto, e quella spontaneità arriva in maniera forte, diretta ai giocatori", ha poi concluso lo stesso De Zerbi.


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